23 ottobre 2023, a cura di Cecilia Mariani
Il Parco Naturale del Marguareis è stato il primo parco ad essere istituito dalla Regione Piemonte, nel 1978. La sua cima più alta, l’omonima Punta Marguareis, raggiunge i 2651 metri di quota e da lì si possono vedere sia i ghiacciai del Monte Rosa che il mare. Attraversato da antiche vie commerciali e di scambio, il massiccio del Marguareis è ricco di storia e biodiversità. Oggi è attraversato da molti sentieri e itinerari a lunga percorrenza, tra cui il Giro del Marguareis. Ne abbiamo percorsa una parte la scorsa primavera, ecco com’è andata.
“Andiamo a farci un giro in montagna prima che inizi la stagione? C’è questo posto in Piemonte, si chiama Marguareis. Non l’ho mai sentito e non so nemmeno come si pronuncia però sembra bello, che dici? Ci portiamo la tenda e andiamo a vedere com’è!”.
Così io e Daisy decidiamo di trovarci a metà strada. Lei vive a Chamonix e io in Trentino, non ci vedevamo da mesi! Volevamo andare via per qualche giorno, lei per staccare dal suo lavoro di interprete e io per concedermi qualche giorno di pausa prima dell’inizio della frenetica stagione estiva. Così partiamo, e in un caldo pomeriggio di fine maggio ci incontriamo a Mondovì.
Le previsioni del tempo non sono delle migliori. “Cosa facciamo, andiamo?”, “Massì dai, proviamoci. Mal che vada torniamo indietro”. Lezione numero uno: mai dare troppo peso alle previsioni del tempo, qui la montagna fa quello che vuole. E infatti non abbiamo preso neanche una goccia di pioggia. Comunque, dopo un veloce sguardo alla cartina saliamo in macchina, destinazione Pian delle Gorre.
Non è mia consuetudine partire senza avere un piano ben preciso e studiato, e la mia capacità di cambiare idea decine di volte e di dubitare delle decisioni prese è rinomata. Questa volta, però, forse per mancanza di tempo o di voglia, o forse semplicemente perché la presenza di un’amica mi rassicurava, mi andava bene così. Andiamo, poi si vedrà. Guardando la cartina avevo visto che c’era un percorso di più giorni intorno a Cima Marguareis, la vetta più alta delle Alpi Liguri, nel massiccio del Marguareis-Mongioie. Sembrava fattibile: non troppo in quota, per evitare l’ultima neve ancora rimasta sui versanti nord, e con la possibilità di allungare o accorciare il percorso a seconda delle condizioni. L’idea era quella di usare la traccia come linea guida, e modificarla strada facendo.
Giorno 1 - da Pian delle Gorre a Gias della Madonna
Distanza 3,2km, dislivello positivo 617m
Dopo aver parcheggiato a Pian delle Gorre, a 1032 metri sul livello del mare, partiamo in direzione rifugio Garelli. È già tardi e non restano molte ore di luce, ma vogliamo comunque allontanarci il più possibile dalla strada prima di fermarci a dormire. Tra una chiacchiera e l’altra, aggiornandoci sulle nostre rispettive vite, iniziamo a salire in un fitto bosco prima e per prati poi, fino a raggiungere una località chiamata Gias della Madonna, a 1652 metri. Chissà cosa vorrà dire, Gias. Sarà il gestore del rifugio Garelli a spiegarcelo il giorno seguente. Nel dialetto locale significa strame, ovvero l’insieme di erba secca, fieno e paglia usato come foraggio per il bestiame oppure come giaciglio. E difatti ci troviamo in una zona usata per l’alpeggio, perfetta per passare la prima notte.
Montiamo la tenda e ceniamo sedute sull’erba, mentre il tramonto accende i colori in lontananza. L’avventura è iniziata, chissà dove andremo domani.
Giorno 2 - da Gias della Madonna a Rifugio Don Barbera, passando per Rifugio Garelli e Colle del Pas
Distanza 11,9km, dislivello positivo 884m, dislivello negativo 449m
Apriamo gli occhi con la prima luce e ci rigiriamo nel caldo del sacco a pelo. Ma non appena il sole inizia a battere timido sulla nostra tenda usciamo per preparare la colazione. Daisy, disegnatrice seriale, ha già il pennello in mano per immortalare il momento su un pezzo di carta, mentre il preparo il mate (bevanda argentina simile al tè, irrinunciabile dopo il mio recente viaggio nell’emisfero australe).
Lentamente ci scaldiamo al sole che continua a salire sempre più in alto, e affiniamo il piano per la giornata. L’idea è quella di arrivare al Rifugio Garelli e da lì accorciare il Giro del Marguareis “ufficiale” passando dal Colle del Pas, per poi scendere dall’altra parte fino al Rifugio Don Barbera. Fattibile, l’unica incognita è la neve.
Partiamo, e ora che possiamo vederle alla luce del sole ci stupisce subito la semplicità di queste montagne, la sensazione di “lontananza” che trasmettono. In poco tempo raggiungiamo il Rifugio Garelli, dove ci concediamo una pausa e una fetta di torta. Il rifugio ha appena aperto per la stagione e il gestore ci accoglie calorosamente. Scambiamo qualche parola, gli raccontiamo dei nostri piani e, da buon conoscitore di queste montagne, ci da qualche consiglio utile.
Riprendiamo in direzione Porta Sestrera, e fin qui tutto bene, ma non appena la vista si apre sull’altro versante notiamo che di neve ce n’è ancora parecchia! Ce la faremo a superare il Colle del Pas? Decidiamo che vale la pena provare e nonostante ci voglia più tempo del previsto arriviamo al passo senza problemi, anche se coi piedi completamente bagnati: poteva andarci peggio! Ci fermiamo per un pranzo veloce (e per fare asciugare le calze!) per poi scendere in direzione Passo della Croce e proseguire per il Don Barbera. Ci arriviamo a metà pomeriggio, il rifugio è aperto ma siamo gli unici ospiti, così iniziamo a chiacchierare con Matteo, il gestore. E come spesso accade in queste situazioni finiamo a parlare di montagna, dei nostri lavori di rifugista e di guida e di quello che succederà al turismo montano. Si fa tardi e così Matteo ci invita a fermarci per cena, non come ospiti del rifugio ma come ospiti suoi personali.
Dopo un ottimo risotto ci chiede addirittura se vogliamo fermarci a dormire nel locale invernale, evitandoci di piantare la tenda e risparmiandoci di dormire all’aperto sotto un fortissimo temporale che arriverà nel bel mezzo della notte. Che dire, ospitalità eccellente che è sempre bello trovare in questi posti, soprattutto in un momento storico in cui alcuni rifugi pensano più al profitto e ai pranzi di lusso che all’accoglienza e alla condivisione.
Giorno 3 - da Rifugio Don Barbera a Pian delle Gorre
Distanza 14,2km, dislivello positivo 287m, dislivello negativo 1340m
Ci svegliamo di buon’ora e sembra non esserci più traccia del temporale notturno, è tornato il sole e prepariamo la colazione sui tavoli esterni del rifugio. Daisy si prende il tempo per dipingere un’altra volta il panorama mattutino e portarsi a casa un ricordo di questo bellissimo posto, mentre io faccio la stessa cosa ma con le parole. Nel rifugio tutto tace, così ce ne andiamo senza fare rumore, grate per l’accoglienza e i bei momenti passati insieme.
La prima parte di questo terzo giorno ci porta ad attraversare brevemente la frontiera e percorrere qualche chilometro in terra francese (Daisy si sente a casa!), dove ci troviamo un’altra volta a dover rallentare a causa della neve. Una volta passato il Colle Piana di Malaberga, però, sembra tutto pulito e la discesa inizia spedita. Raggiungiamo in fretta la linea del bosco, per poi addentrarci fra gli alberi e prendere il sentiero che ci riporterà alla macchina. Arriviamo a Pian delle Gorre nel primo pomeriggio. Da qui proseguiremo per il mare, ma ci sembra doveroso fermarci e celebrare quest’avventura con una meritatissima birra.
Ho sempre sentito una specie di richiamo per le Alpi occidentali, forse perché le conosco meno rispetto alle Dolomiti, sono posti per me ancora inesplorati e che quindi sanno di avventura. Di certo il Marguareis non è un posto sconosciuto, anche se lo era per me. Ci passano itinerari famosi come la Via del Sale o lo stesso Giro del Marguareis e ci sono parecchi rifugi, tutti facilmente accessibili. Sarà che l’abbiamo esplorato in bassa stagione, quando i rifugi avevano appena aperto, eppure questo posto mi è sembrato fermo nel tempo. Una montagna ampiamente esplorata ma più tranquilla, rispettata, dove si parla ancora sottovoce rispetto ad altri posti come, ad esempio, le Dolomiti a cui sono abituata. Sicuramente non sarà così la settimana di Ferragosto, o forse sono stata semplicemente fortunata e mi sono potuta godere questo posto quando si stava ancora risvegliando dall’inverno. Ed è proprio questo il periodo che consiglio per visitarlo, oppure l’autunno, prima che i rifugi chiudano e il silenzio cali di nuovo su queste valli e su queste cime, alla vista umili e senza troppe pretese, ma forse proprio per questo così speciali.
© photo: Cecilia Mariani, Céline Gay