2 agosto 2024, a cura di Gravellata
Sono le 2 di notte. È la notte della Maratona dles Dolomites. Siamo in una stanza con una finestra sul soffitto. Sta piovendo, sempre più forte. Sotto al piumone pensiamo che in 4 ore saremo dentro alla partenza di uno degli eventi che abbiamo sognato di più in questi anni. Ora non riusciamo più a sognare, la pioggia sbatte sui vetri, tra poco la sveglia suona, il sogno è davanti a noi, bisogna aprire gli occhi e vivere questo regalo. È la nostra prima gara su strada. Sembra una storia infinita questo nostro ciclismo.
Mangiamo delle uova e un toast salato alle 4:00 del mattina. Caffè caldo. Abbiamo la fortuna di fare colazione con una grande vetrata davanti a noi. Vediamo le montagne e le prime luci del giorno. Il cielo sembra più tranquillo, dire sereno sarebbe troppo ottimistico. Almeno non piove. L’umidità avvolge i boschi. Ci prepariamo, controlliamo per l’ultima volta le nostre biciclette, oliamo la catena. Alle 5:30 usciamo, le montagne sono maestose anche in questa alba nuvolosa. Piano piano per non sollevare troppa acqua pedaliamo verso la partenza. Entriamo nella nostra griglia alle 5:50. Abbiamo pettorali 281 e 282, siamo davanti.
In griglia sistemiamo le ultime cose, ogni tanto beviamo un pò di carboidrati, sistemiamo la action cam. Tutto è pronto. Quattro elicotteri volano sopra di noi, dalle casse fanno partire Never Ending Story. Canticchiamo in silenzio perché questa canzone ci piace proprio. La partenza è un flash e la musica dopo pochi metri viene rimpiazzata subito da un cuore che inizia a pompare sangue e una bocca che inizia ad ansimare sempre più forte, la vera colonna sonora di oggi.
Passo Campolongo di prima mattina, con un pò di pioviggine. Ottima colazione. Sorpassiamo, ci sorpassano. Sorpassiamo, ci sorpassano. È un continuo mescolarsi di biciclette. Discesa viscida ad Arabba, prendiamo le misure ed ascoltiamo la bici, non la abbiamo mai portata così al limite sul bagnato. Ci dà molta sicurezza, riusciamo a farla scorrere sempre più veloce. Seconda salita, immersi nella nebbia, sembra di essere tornati alla BMW HERO Südtirol Dolomites di tre settimane prima. Siamo sul Pordoi e abbiamo la fortuna di pedalare al fianco di Miguel Indurain che ci dice che se l’elicottero è ancora in volo il tempo è buono. Vola sopra di noi ma non lo vediamo, c’è una nebbia fittissima. Al GPM mangiamo qualcosa e ci mettiamo a caccia del Passo Sella e poi del Gardena.
Chiudiamo il giro del Sellaronda con una lunga discesa verso Colfosco e poi Corvara in Badia. Qui il menù ci ripropone il Passo Campolongo ma è una salita che ci piace e la scaliamo volentieri una seconda volta. Adesso le salite della prima parte di corsa sono terminate. Iniziamo a dirigerci verso il Passo Giau, la vera sfida di questa Maratona. Ne approfittiamo per mangiare, bere e riempire una borraccia al Ristoro nei pressi di Colle Santa Lucia.
Imbocchiamo il Giau, 9,9km al GPM. Subito qualche rampa ma le gambe stanno bene, non ci spaventa, vogliamo faticare, ci sentiamo pronti. Dai Giau, fatti sotto, è l’unico pensiero. Man mano che saliamo il cielo però si chiude.Manca un chilometro allo scollamento ed inizia a piovere, sempre più forte. Per tutta la salita abbiamo pedalato con la maglia completamente aperta ma chiudiamo tutto e al GPM indossiamo anche l’antivento. Sembra un diluvio. No, lo è! La strada si riempie di rigagnoli e lungo la discesa passiamo letteralmente dentro a questi nuvoloni che ci lanciano acqua da tutte le direzioni (si perché piove dall’alto ma le ruote fanno lo stesso dal basso). Siamo fradici. E abbiamo freddo. Non avremmo mai pensato di sperare di raggiungere la salita del Falzarego il prima possibile, in questo punto.
La salita è una salvezza. Ci riporta a faticare. Le gambe tornano di nuovo operative dopo un breve periodo out of office. La salita è molto scorrevole, ci alterniamo, ogni tanto ci scambiamo delle considerazioni o facciamo delle clip con la action cam. Piove meno ma piove sempre. Troviamo dei ciclisti che ci dicono che a parità di allenamento stanno correndo 30 minuti più lenti dell’anno prima, con il sole. L’acqua sta rendendo più complicata questa giornata ma non meno spettacolare. Manca poco, ci alziamo sui pedali raggiungiamo il Falzarego e poi il Valparola. Che bello, vediamo la Val Badia dall’Alto. Inizia la discesa, le gambe tornano in letargo. Non adesso! Manca il Mür dl Giat. Lo affrontiamo di istinto spingendo quello che ancora il corpo ci offre in dono perchè sì, avere energie qui, è un dono.
Vediamo il triangolo rosso dell’ultimo chilometro, diluvia. Ci parliamo. Questa è un’altra avventura che abbiamo sognato insieme e che abbiamo portato a termine insieme. Ci abbracciamo e c’è tutto quello che serve per essere felici in questi momenti. Per stare bene però serve una doccia calda.
Abbiamo realizzato un video durante questa corsa e lo abbiamo caricato sul nostro canale YT “Gravellata”. *keep pedaling